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Come si sviluppa la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica è una condizione caratterizzata da incremento del peso corporeo con aumento di colesterolo e trigliceridi, ipertensione arteriosa ed iperuricemia.
Con “sindrome metabolica” non ci si riferisce ad una singola patologia, ma ad un insieme di fattori che aumentano il rischio di sviluppare patologie epatiche, cardiovascolari, nonché il rischio fino 5 volte superiore di sviluppare il diabete.
Chi è a rischio di sviluppare la sindrome metabolica?
La sindrome metabolica colpisce ormai quasi la metà della popolazione generale di età superiore ai 50 anni, raggiungendo una prevalenza ancora più elevata in nazioni come gli Stati Uniti. Purtroppo va segnalato che negli ultimi tempi è sempre più diffusa anche tra bambini e adolescenti.
Quali sono le cause scatenanti la sindrome metabolica?
Inizialmente non sono presenti sintomi specifici ed anzi i pazienti sono convinti di stare bene.
Si parla di sindrome metabolica quando il paziente presenta allo stesso tempo almeno tre di questi fattori di rischio:
- Eccessiva quantità di grasso corporeo e circonferenza addominale che supera i 102cm negli uomini o gli 88 cm nelle donne.
- Elevati valori di Colesterolo e trigliceridi
- Bassi livelli di colesterolo HDL (“quello buono”): inferiore a 40 mg/dl nell’uomo o a 50 mg/dl nelle donne
- Pressione arteriosa alta
- Insulinoresistenza
- Iperuricemia
Più sono le condizioni di cui il soggetto soffre, maggiori sono le probabilità che sviluppi la sindrome metabolica. Inoltre, l’incidenza aumenta con il passare degli anni, senza dimenticare che chi soffre di diabete è già un soggetto a rischio. Anche la predisposizione genetica e lo scarso esercizio fisico possono giocare un ruolo nell’insorgenza della sindrome metabolica.
Cosa c’entra la steatosi epatica con la sindrome metabolica?
La steatosi epatica (di cui abbiamo parlato qui ) è una delle condizioni più frequentemente associate alla sindrome metabolica e caratterizzata dall’accumulo di grassi (soprattutto trigliceridi) nelle cellule del fegato. Se l’accumulo di grassi supera il 5-10% del peso del fegato possiamo parlare appunto di steatosi.
Dietro ad una sindrome metabolica e fegato grasso ci sono diverse possibili ragioni legate a cattive abitudini alimentari o a vere e proprie patologie alimentari, che possono favorire questa condizione.
Una dieta ipercalorica con eccesso di presenza di grassi e conseguente sovrappeso sono spesso all’origine del problema. Altrettanto importante è l’uso prolungato ed eccessivo di alcoolici.
Quando la steatosi epatica si associa alla sindrome metabolica parliamo di MAFLD, che è un acronimo internazionale inglese: metabolic-dysfunction associated fatty liver disease, cioè “disfunzione metabolica associata a malattia da fegato grasso”.
Questa condizione epatica è associata a potenziali serie complicanze, come infiammazione (steatoepatite), cirrosi epatica, fino ad un rischio aumentato di incorrere in un tumore del fegato.
Da tutto questo risulta evidente la necessità di una gestione multidisciplinare della sindrome metabolica che deve coinvolgere cardiologo, endocrinologo, gastroenterologo, nutrizionista e psicologo.
Cosa fare in caso di sindrome metabolica?
Quasi inutile sottolineare l’importanza di una prevenzione di questa condizione e dell’obesità, ottenibile:
- limitando l’uso di alcolici
- smettendo di fumare
- adottando una dieta ricca di fibre e povera di grassi
- garantendo all’organismo un adeguato apporto di liquidi per una corretta idratazione
- facendo attività fisica.
La prevenzione dovrebbe partire dalle scuole primarie, attraverso una campagna di educazione alimentare fin dalla prima infanzia.
D’altra parte, se la prevenzione dovesse fallire, i primi provvedimenti terapeutici sono realisticamente rivolti sempre alla riduzione del peso corporeo, aumentando l’attività fisica e seguendo una corretta alimentazione ed idratazione, con riduzione dell’apporto di grassi alimentari e l’abolizione assoluta di qualsiasi tipo di alcolico. In questo contesto un supporto psicologo può essere determinante.
Non essendo disponibili specifici provvedimenti terapeutici, compreso il caso del coinvolgimento del fegato, la terapia deve avere l’obiettivo di correggere la dislipidemia, l’ipertensione e trattare il diabete. In caso di obesità, sono disponibili nuovi farmaci che hanno la potenzialità di ridurre l’appetito o interferire sull’assorbimento dei grassi.
Laddove dieta e farmaci rivolti a pazienti obesi dovessero fallire, possono essere proposti provvedimenti chirurgici od endoscopici finalizzati a limitare l’introito alimentare.
In caso di successo, si può raggiungere un migliore controllo e talvolta una risoluzione della sindrome metabolica, comprese le sue complicanze.
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