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Quale alimentazione e quali trattamenti per chi soffre del morbo di Crohn?
Parliamo del morbo di Crohn, una malattia infiammatoria cronica dell’intestino che colpisce entrambi i sessi, con leggera prevalenza nel sesso femminile. L’infiammazione può interessare tutto il tratto digestivo dalla bocca all’ano, ma è più frequente nell’ileo terminale (porzione finale dell’intestino tenue) o nel colon (intestino crasso).
La causa di questa malattia è ancora sconosciuta, ma è accertato il ruolo di una reazione abnorme del sistema immunitario che causa l’infiammazione. È stato riconosciuto un possibile ruolo di fattori genetici (si è scoperto che nei pazienti con malattia di Crohn c’è un gene chiamato NOD2 che è alterato). La malattia può insorgere anche a causa di un danneggiamento dei tessuti, per una reazione immunitaria innescata dai batteri della flora del tratto gastrointestinali, o per via di fattori ambientali.
Quali sono i disturbi associati al morbo di Crohn?
I disturbi che caratterizzano questa malattia sono diarrea – dovuta al ridotto assorbimento dei sali biliari nell’ileo – con possibile presenza di muco e sangue nelle feci; dolori addominali, calo del peso e talvolta febbre. I sintomi possono presentarsi cronicamente oppure con fasi di riacutizzazione associati a periodi di apparente benessere.
La presenza di possibili complicanze, come gli ascessi e fistole perianali e i restringimenti fibrotici di anse intestinali, sono tipici della malattia di Crohn e possono compromettere pesantemente la qualità di vita dei pazienti.
Come si diagnostica?
La diagnosi di queste malattie prevede l’utilizzo di alcuni esami di laboratorio, ematici e fecali, può essere sospettata a partire da un’ecografia delle anse intestinali, ma è confermata definitivamente dalla colonscopia, con biopsie della mucosa intestinale e dalla successiva definizione istologica. Una TAC o una risonanza magnetica sono talvolta utili per completare l’iter diagnostico.
Purtroppo, non è possibile prevenire la malattia, perché non ci sono sufficienti conoscenze delle sue cause e sui fattori predisponenti. D’altra parte, un’azione di prevenzione secondaria è importante e può essere diretta a evitare complicanze o a intervenire tempestivamente per affrontarle.
Inoltre è importante una sorveglianza endoscopica nel caso di una localizzazione della malattia di Crohn nel colon, per prevenire l’insorgenza di tumori, per i quali esiste un rischio, che aumenta significativamente dopo 10 anni di malattia.
Qual è la terapia?
La terapia della malattia di Crohn si avvale di farmaci antiinfiammatori ad attività via via crescente in base allo stato infiammatorio e alla severità della malattia.
Nei casi più difficili, o quando un primo approccio terapeutico risultasse non abbastanza efficace, sono disponibili trattamenti speciali, attraverso l’utilizzo dei cosiddetti farmaci biologici, che possono essere decisivi nel migliorare il quadro infiammatorio.
Va certamente sottolineato il ruolo rilevante dell’alimentazione in questa patologia.
Nelle fasi di riacutizzazione, la dieta deve essere elementare, con adeguato apporto di liquidi e con ridotto introito di grassi, zuccheri raffinati ed alcool. D’altra parte un adeguato apporto calorico-proteico è fondamentale per prevenire complicanze infettive ed evitare la malnutrizione.
Sebbene nelle fasi più acute il digiuno sia inizialmente necessario, una ripresa, più tempestivamente possibile, di un’alimentazione regolare è necessaria per evitare alterazioni della motilità intestinale, un’atrofia mucosale o possibili infezioni opportunistiche.
In generale va quindi garantito un apporto adeguato di acqua ed una dieta ipercalorica, anche se inizialmente con basso apporto di grassi e di fibre, per poi arrivare gradualmente ad una dieta libera nelle fasi di quiescenza della malattia.
Uliveto, acqua della salute, grazie all’azione alcalinizzante dei bicarbonati e al suo contenuto di calcio, aiuta la digestione, favorendo il buon funzionamento del sistema gastrointestinale.