Curiosità, consigli e approfondimenti da bere tutti d’un fiato
Importanza dell’idratazione negli anziani
Quando si diventa anziani?
Beh su questo una risposta esatta non c’è, poiché la qualità della vita è molto migliorata nel tempo. Una dominante cultura del benessere e i progressi della scienza portano le persone a vivere meglio e più a lungo.
L’innalzamento dell’età media ha quindi determinato anche un innalzamento dell’età per la quale si definisce anziana una persona.
Gli studi scientifici, che si occupano di analizzare i soggetti anziani, considerano una forbice che va dai 65 ai 76 anni.
“Sentirsi vecchi” ed “essere vecchi” sembrano essere due cose distinte, ma nonostante tutto la natura fa il suo corso e detta i suoi tempi.
Quel che ci insegna la natura, infatti, è che con l’avanzare dell’età si assiste ad una ridotta risposta dell’organismo agli stimoli a cui era sempre stato abituato.
Ad esempio gli anziani avvertono molto meno la sete, pertanto rischiano di incorrere nella disidratazione. Ed è di questo che vogliamo scrivere oggi.
Quando si è meno giovani e si sta superando l’età adulta, diventa sempre più difficile idratarsi a sufficienza e con continuità.
Negli anziani, giovani, adulti bere assume i contorni di un’attività complessa, dove sono coinvolti sia fattori fisici che psichici.
Esistono tutta una serie di regole atte a mantenere la giusta idratazione, onde evitare che sempre più frequentemente i pronto soccorso e le corsie di ospedale siano chiamati a confrontarsi con soggetti disidratati.
L’insufficiente mantenimento di una giusta idratazione per via orale rappresenta quindi una problematica sempre attuale, che provoca per prima cosa una riduzione del livello tessutale di sodio: l’ipotermia, di cui è facile accorgersi attraverso sintomi banali e facilmente individuabili.
Parliamo di sottigliezza della pelle, lingua secca, diminuzione del peso corporeo e della quantità giornaliera di urine; a tutto ciò si aggiunge la variazione di alcuni parametri come la riduzione dell’ematocrito e del peso specifico delle urine e al contrario l’aumento dell’azotemia e della creatinina, fattori indicativi dell’insufficienza renale.
Poiché ci stiamo riferendo a soggetti meno responsabili o che sono comunque indotti spontaneamente a non bere a sufficienza, devono essere i familiari o chi se ne prende cura, ad assumersi l’onere del problema (sempre sotto sorveglianza medica).
Per mantenere un corretto equilibrio idrico anche in chi ha raggiunto la terza età, ricordiamo di:
1. Assicurarsi dell’assunzione quotidiana di almeno 1,5/2 litri di acqua, tenendo conto che circa il 20% viene ingerito con gli alimenti.
2. Evitare gli alcolici).
3. Somministrare un’acqua minerale che contenga in quantità ottimale i soluti principali da reintegrare, sodio e calcio, in modo da ottenere il doppio effetto sul bilancio idrosalino.
4. Individuare precocemente segni e parametri di disidratazione.
5. Ricorrere al ricovero ospedaliero in caso di sospetta disidratazione.
Va ricordato inoltre che soggetti anziani vanno incontro alla demineralizzazione ossea (osteoporosi), pertanto è assolutamente necessario introdurre con la dieta il calcio, minerale che mantiene in salute le ossa.
Per questo è importante seguire una corretta alimentazione con cibi ricchi di calcio, come il latte, lo yogurt, alcuni tipi di pesce e verdure.
Senza dimenticare che due litri di acqua Uliveto contengono circa 400 mg di calcio, vale a dire il 50% del valore nutritivo di riferimento, pari a 800 mg al giorno.
Ecco dunque che l’acqua diventa, anche nella terza età, un prezioso alleato di salute e benessere.