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Serve davvero ridurre il sodio nei pazienti con scompenso cardiaco?
Negli ultimi decenni la restrizione di sodio è stata una raccomandazione standard per i pazienti con scompenso cardiaco. Restrizione che riguarda l’unica fonte di sodio in natura, cioè il cloruro di sodio, contenuto in quantità variabile negli alimenti. Ovvero smettere di aggiungere sale a tavola e limitare il consumo di cibi salati.
Questo consiglio si basava sull’idea che ridurre l’assunzione di sodio avrebbe limitato la ritenzione di liquidi, riducendo così l’edema e le complicazioni correlate. Tuttavia fino a poco tempo fa non era disponibile alcun ampio studio clinico randomizzato sulla restrizione del sodio, mentre alcuni studi osservazionali e metanalisi hanno addirittura suggerito un esito peggiore con una restrizione rigorosa del sodio nei pazienti con insufficienza cardiaca.
Cos’è lo scompenso cardiaco?
Lo scompenso cardiaco è un insieme di sintomi causati dall’incapacità del cuore di assolvere alla normale funzione contrattile e di soddisfare il fabbisogno di sangue di tutti gli organi.
Si parla di scompenso sistolico quando c’è una ridotta capacità espulsiva del sangue e di scompenso diastolico quando è compromesso il riempimento ventricolare.
A provocare un’insufficienza cardiaca può essere un danno al muscolo cardiaco, ad esempio in conseguenza a un infarto del miocardio, o un’eccessiva sollecitazione dovuta all’ipertensione arteriosa non trattata o a una disfunzione valvolare.
Nel momento in cui il cuore ha difficoltà a pompare il sangue efficacemente e, conseguentemente, fornire ossigeno ai muscoli e agli organi, come reni e cervello, i soggetti affetti da scompenso cardiaco presentano una serie di sintomi, come ad esempio:
- dispnea (mancanza di fiato) da sforzo e talora anche a riposo
- dispnea in posizione supina
- tosse
- astenia
- edema degli arti inferiori
- addome gonfio o dolente
- perdita di appetito
- confusione
- deterioramento della memoria.
Ridurre il sodio nella dieta fa davvero bene ai pazienti con scompenso cardiaco?
Uno studio pubblicato sullo European Journal of Clinical Investigation ha rivisitato l’annosa questione della restrizione di sodio nei pazienti affetti da scompenso cardiaco.
Questo lavoro, a cura di Paolo Raggi dell’Università di Alberta a Edmonton, Canada, ha analizzato criticamente la letteratura disponibile per rispondere a una domanda cruciale: la riduzione del sodio nella dieta migliora realmente gli esiti clinici nei pazienti con scompenso cardiaco?
La revisione ha esaminato articoli indicizzati su PubMed tra il 2000 e il 2023, utilizzando termini chiave come: scompenso cardiaco, sale, sodio e assunzione di liquidi.
Una delle scoperte più significative dello studio è stata la mancanza di evidenze a supporto di un beneficio clinico sostanziale derivante da una severa restrizione di sodio. Infatti, un grande studio randomizzato e controllato è stato interrotto prematuramente a causa della mancanza di utilità, senza mostrare riduzioni significative nella mortalità o nelle ospedalizzazioni legate allo scompenso cardiaco.
In sintesi, mentre la qualità della vita e la classe funzionale possono migliorare leggermente con una moderata riduzione del sodio, la morbilità e la mortalità non sembrano essere influenzate in maniera significativa.
“Non esistono prove che una restrizione severa di sodio riduca l’incidenza di mortalità e ospedalizzazione nei pazienti con scompenso cardiaco” conclude Raggi. Eur J Clin Invest 2024. Doi: 10.1111/eci.14265
Questo studio ci ricorda dunque, ancora una volta, che pensare di eliminare dalla nostra alimentazione il sodio (sia dagli alimenti che nella scelta delle acque) può essere una scelta controproducente, perché il sodio aiuta a ripristinare l’equilibrio idrico salino, in particolar modo dopo l’attività fisica o in periodi di grande caldo.
Sodio, potassio, magnesio e calcio sono i principali minerali presenti nel nostro corpo e possono essere naturalmente integrati anche attraverso l’assunzione di quelle acque che li contengono, in modo da favorire le loro funzioni biologiche. Uliveto, per il suo equilibrato contenuto di sali minerali, contribuisce a rispondere alle esigenze nutrizionali di un sano organismo.